GRAZIE GIO’!

La fine del campionato di serie C femminile, ha coinciso con il termine della carriera di una delle colonne rossoblu: Giorgia Imarisio. Casalese DOC, classe 1982, il libero dell’EVO Elledue ha iniziato nel vivaio della Junior Casale agli ordini del maresciallo Carlo Furione. I suoi primi allenatori sono stati Marco Ferraris e Valerio Bernasconi, seguiti in ordine cronologico da Anna Angelino. Sono gli anni dei campionati giovanili. Dei trionfi in tutte le categorie provinciali e regionali, in una squadra che tra le altre annoverava giocatrici come Giordana, Righetto, Imarisio (cugina), Coppo e tante altre. Una vera e propria generazione di fenomeni. L’ultimo anno di under coincide con la prima promozione conquistata. Dalla serie D alla serie C, al termine di una lunga cavalcata culminata con i play-off. Il tutto agli “ordini” di coach Roberto Leporati. Cinque stagioni tra C e D allenata da Roberto Ceriotti e da Maurizio Montagnini e poi il grande salto in prima squadra. Era la B1 di Dragan Nesic, la squadra che nel 2005-06 conquisto la medaglia d’argento in Coppa Italia (finali a Matera). Successivamente Giorgia ha iniziato il suo girovagare per la provincia. Alegas AVBC Alessandria, Quattrovalli (B2) con Jacopo Valentini e Attilio Consorti. Sono gli anni in cui nasce la grande amicizia con Fracchia e Cestaro. Ritorno alla Junior in B2 con Giuseppe Galli e poi, nel 2014-15 il trasferimento a Romagnano con cui conquista la promozione in serie B2. Dal 2016 al 2018 alla Pallavolo Novi e nello scorso mese di agosto il ritorno a casa. Un viaggio lunghissimo. Proviamo a fermare le emozioni in tre fotografie. “Difficile dirlo – commenta Imarisio – perché tante sono state le belle cose che mi sono capitate. Direi ad ogni modo che la prima tappa importante è stata la B1 con Nesic. Lì ho capito cosa volesse dire fare pallavolo da professionista. Ho sempre interpretato questo sport come un divertimento e rifarei tutte le scelte che ho compiuto. Tuttavia, giocare una finale di Coppa Italia è stato davvero emozionante. Sentire l’Inno di Mameli che risuona in campo per te, è qualcosa di straordinario. Da brividi”. La seconda cartolina arriva da Romagnano: Già, era la prima volta che abbandonavo la provincia. Sono andata a giocare in un posto dove non conoscevo nessuno. Cambiare ambiente, rinunciare alla zona di confort, è stato oltremodo stimolante. Poi sono arrivate delle cose eccezionali, sul campo e fuori, culminate con una promozione fantastica”. La terza immagine è quella di Novi: “La seconda stagione con Roberto Astori è stata magica in tutti i sensi. Si è creato un gruppo vero, con compagne, staff e tifosi. Abbiamo perduto i play-off promozione per un set di differenza ed è stato terribile, ma il bilancio è stato comunque positivo”. Iniziare e chiudere la carriera nel tuo club di appartenenza. Non capita a tutti. “Sono stata fortunata. E’ stato un po’ come chiudere un cerchio perfetto. Dispiace per non aver centrato i play-off, ma la stagione resta bellissima perché abbiamo vinto molto costruendo basi importanti per l’immediato futuro. Ho terminato con amiche come Fracchia, Del Nero e Deambrogio, mi sono divertita e ho dato il mio contributo. Non potevo chiedere di più”. Pensi di aver raggiunto il massimo nel corso di questi anni? “Sono contenta. Soddisfatta di quello che ho fatto ed avuto. La pallavolo mi ha dato tantissimo. Sono arrivata ai miei traguardi con le mie forze, guadagnandomi il rispetto di compagne ed avversarie. Non ho mai visto il volley come fonte di guadagno. Per me è stato puro divertimento. Se poteva arrivare più in alto? Nessuno può dirlo. Al primo posto ho sempre messo il lavoro e la concretezza della vita di tutti i giorni. E’ stato un sacrificio abbinare il tutto con lo sport, ma lo rifarei 10, 100, 1000 volte perché mi ha fatto diventare la persona che sono”. Ma è davvero finita? Come ti vedi in un futuro da allenatrice? “La pallavolo è molto cambiata. Con il carattere che ho non mi vedo proprio nei panni del coach. Magari in quelli da dirigente, chi lo sa?” Un consiglio a chi sta per iniziare: “Più che un consiglio, un augurio. Quello di trovare degli allenatori che prediligano l’insegnamento della tecnica. Si punta a vincere e basta e ritengo non sia giusto, soprattutto nelle categorie giovanili. Io sono stata fortunata in tal senso perché tutti, compreso Marco Ruscigni, hanno basato molto gli allenamenti sulla tecnica”. Cosa ti mancherà di più? “La complicità. Nello spogliatoio e in campo. La consapevolezza di essere utile alle compagne. E’ bello condividere le responsabilità all’interno di un gruppo di lavoro”. Cosa c’è all’orizzonte di Giorgia Imarisio? “Ci sono tante cose belle. Un matrimonio a luglio, un viaggio di nozze a settembre, una sistemazione in una casa più grande, con una cameretta in più… Il progetto di una famiglia con un marito meraviglioso. Il meglio deve ancora arrivare”. Sarà, certo è che fa strano sapere di non vedere più sul campo la nostra Giorgia. La vedremo ancora in palestra, magari sulla sabbia del beach, perché una passione come la sua non si spegne cliccando un interruttore. Grazie Giò!

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Autore dell'articolo: Maurizio Garlando

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